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Giovanni Bozzolo
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Byron 2018
di raffaele gambigliani zoccoli
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Nonostante l’ottima organizzazione per me la Byron rimane sempre una gara a due facce. Da una parte c’è il fascino del percorso in linea nello scenario mozzafiato del Golfo dei Poeti – agli organizzatori con cui sono più in confidenza domando spesso come mai il monotono rettangolo da compiere due volte sia quasi sempre preferito alla gara in linea e la risposta è sempre la stessa: in una gara di fondo l’elastico che si crea tra i primi e gli ultimi è troppo difficile da controllare - e senza controllo non si può garantire la sicurezza dei partecipanti. Ma ho già divagato, gara a due facce dicevo, il risvolto della medaglia è che la Byron ti tiene impegnato per tutta la giornata, otto chilometri sono troppi per la mia preparazione e l’acqua di Lerici non è tra le mie preferite.

In questa personalissima dicotomia a vincere è - quasi sempre - il fascino e così la mattina parto presto con Stefano, Steve e Cristina. Durante la settimana le previsioni non erano confortanti ma con l’avvicinarsi del week-end le condizioni meteo-marine sono via via migliorate. Una volta arrivati riusciamo a prendere uno dei parcheggi riservati della piscina e quando comincia il rito della punzonatura - con gradita maglietta - ho la fortuna di finire in coda insieme ad Andrea che mi racconta le sue esperienze nell’Open Water Palma e nel circuito Oceanman.

Finita la punzonatura scendiamo verso Lerici. La giornata è splendida e il mare si presenta con un po’ di onda lunga che dall’alto sembra del tutto affrontabile. All’imbarco mancano più di due ore e così si mangia, si gironzola un po’ tra le altre squadre e si chiacchera con qualche “pilastro” del nostro sport: Salvatore, Tommaso, Moreno, Paolo etc etc.

Il percorso non è cambiato (e come potrebbe?) rispetto alle ultime edizioni. Si parte dalla spiaggetta di Portovenere, ci si muove a ridosso della costa verso il Golfo di La Spezia, si imbocca la diga sul lato interno e alla fine della stessa ci si muove in mare aperto prima verso San Terenzo e poi verso Lerici. Ci sono meno iscritti rispetto all’edizione precedente ma siamo comunque oltre duecentocinquanta.

Dopo la scandalosa partenza del 2017 i giudici si sono attrezzati munendosi di una corda (troppa corta per me…) con cui riescono a tenere a bada i più esagitati favorendo una partenza regolare – almeno per la prima fila, per tutti gli altri comincia una tonnara pazzesca. Memore delle ultime edizioni – dove alla fine della diga avevo speso tutte le energie – decido di farmi la nuotata “adagino pianino” e così avanzo lento e solitario nella parte destra del campo di gara per i primi tre chilometri e alla sinistra di tutti durante la diga dove il mare mi sembra insolitamente agitato. All’imbocco del mare aperto ho ancora energia, mi trovo davanti a un gruppetto dove nessuno vuole superarmi nonostante la mia blanda andatura e così mi faccio davanti (sic) tutta l’ultima parte della gara. Nonostante l’onda trasversale le boe sono visibili e non ho problemi a individuare il percorso. All’ultima boa si scatena l’inferno, il mio gruppetto mi passa compatto ma per conto mio sono comunque soddisfatto per non aver boccheggiato come negli ultimi anni.

Al traguardo Stefano & Stefano sono già arrivati e in un lapis sopraggiungono Jessica, Rossano, Matteo, Marinella, Cristina, Steve, Patrizia e Robby, quest’ultimo provato e infreddolito nonostante l’acqua caldissima (almeno per me). Segue ottimo buffet e caccia al tesoro per individuare il proprio zainetto.

La giornata è stata lunga e così non aspettiamo le premiazioni e cominciamo a tornare verso casa.

Come sempre un grazie agli organizzatori - la Byron è sicuramente una delle gare con più volontari a supporto - e ai giudici.

A presto
Raffaele

 
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