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Giovanni Bozzolo
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Giglio 2016
di raffaele gambigliani zoccoli
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Giglio o Palmaria?
Entrambe suggestive ma nel terzo week-end di giugno il fondo è calendariato solo in Toscana e così – mentre gran parte dei modenesi opta per la comoda mezzofondo ligure (che verrà poi rinviata) – decido di sciropparmi altri ottocento chilometri di auto in solitario - e sono millecinquecento in sei giorni.

Traghetto, autobus ma finalmente, in una solare mattina di fine primavera, arrivo in quello che per me è uno dei luoghi più belli del mondo, la spiaggia di Giglio Campese. Sono le dieci, al pomeriggio dovrò nuotare per cinque chilometri, ma non riesco a resistere e fino al momento della gara sarà un continuo entrare e uscire da un’acqua che – nonostante le fosche previsioni della vigilia – è un autentico olio. Sono arrivato da solo ma presto arriva Raffaele mentre nell’ombrellone al mio fianco ci sono tre generazione della famiglia Milano; mentre gioco con Marco assaporo un po’ di storia delle acque libere con gli aneddoti dei due più grandicelli.

Punzonatura veloce con gradita maglietta e siamo pronti per partire. Il percorso è un triangolo irregolare da compiere due volte in senso orario. Il primo lato – quello più lungo e con corrente leggermente a sfavore - si chiude oltre il faraglione alla sinistra del piccolo golfo, poi si ritorna verso la torre nella parte destra della spiaggia per chiudere con un piccolo lato che riporta al traguardo.
Al via siamo meno di sessanta ma riusciamo comunque a fare una falsa partenza.

E’ la mia cinquantesima gara di fondo, sono (l’ho già detto?) in uno dei posti più belli del mondo e ho deciso fin dal mattino che questa sarà solo una bella e lunga nuotata, specie dopo le fatiche di Castiglione, tanto più che il percorso lo conosco a memoria e potrò nuotare senza problemi anche da solo.

Parto quindi all’estrema sinistra del gruppo e nuoto con calma. Dopo trecento metri la temperatura si raffredda ma rimane accettabile e così devo solo pensare a godermi questo fantastico sfondo azzurro. Alla fine della prima boa mi unisco a un gruppetto di Master in cui riconosco Leonardo. Se sono con loro sto andando troppo forte mi dico e mi accodo a cinque o sei metri di distanza, tanto con questa acqua li vedo senza problemi. Nuoto così per tutto il resto della gara. Al primo lato del secondo giro li perdo, vanno troppo veloci per me. Pazienza, mi dico, ma forse è solo la mia nuotata che non è efficiente quando le condizioni sono sfavorevoli perché riprendo il gruppetto nel secondo lato a favore di corrente. Negli ultimi duecento metri mi sposto sulla destra, inutile prendere le solite botte. Sbaglio qualcosa perché finisco troppo spostato appunto sul lato destro, ma intanto ho superato tutto il gruppetto e per la prima volta da quando nuoto riesco a chiudere nei primi dieci classificati (e secondo di categoria) mentre Raffaele è già arrivato (quinto assoluto) e come al solito è già asciutto sulla spiaggia.

Ci sarebbero il buffet e le premiazioni (per una volta che vado a podio… sic) ma devo rientrare e sono ancora bagnato quando in fretta e furia salgo sull’autobus già stipato di villeggianti. Sul traghetto ritroverò Emiliano (che era nel gruppetto di Leonardo) e Valerio (uno dei miei due salvatori di Castiglione) e trascorriamo un piacevole ritorno ragionando sulla vita del “fondista master” e sulla risorsa scarsa del tempo, tra allenamenti e trasferte, specie quando devi conciliare la tua passione alle più importanti esigenze della famiglia.

Chiudo con un grazie all’organizzazione per la splendida giornata e ai giudici per la consueta professionalità (e simpatia) - e con la solita preghiera al regista di tutto questo nel caso legga il mio diario: se mai ci dovesse essere una seconda vita gradirei nascere al Giglio.
Raffaele

 
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