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Giovanni Bozzolo
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San Terenzo 2012
cronaca di raffaele gambigliani zoccoli
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Strano, ma il momento che ricorderò più a lungo della gara del Trittico è quello della punzonatura.

Per evitare le estenuanti file che si riscontrano in altre gare gli organizzatori (bravissimi come sempre!) hanno diviso i partecipanti in due categorie: agonisti e master sino a M35 nella prima, tutti gli altri (da M40 in su) nella seconda. Io e gli altri modenesi – Eugenia, Giulia, Stefano e Marco – siamo nella fila dei più “grandi”. Ovvero dei più anziani. Dei più vecchi. O dei più maturi.

E mentre chiacchiero con i miei compagni il mio sguardo si perde nella fila di fianco, quella dei “giovani”.
E’ invidia quella che provo?

Quest’anno i numeri del Trittico sono - come sempre - quelli delle grandi occasioni. Centocinquanta partenti nella gara di fondo, oltre duecento nel miglio del giorno successivo, con le consuete gare a corollario delle due principali. Dopo la punzonatura (e la relativa gradita maglietta) i giudici ci spiegano il percorso, che non è cambiato rispetto all’edizione precedente: le boe disegnano un rombo da percorrere due volte in senso antiorario, con partenza nella spiaggia antistante a San Terenzo e arrivo in quella di fronte al paese.

Il mare è leggermente mosso ma migliore di quello della settimana precedente, che ha visto rinviare il trofeo Noceti. Come per la punzonatura la partenza è in due blocchi e noi più “anziani” dobbiamo aspettare quindici minuti sotto il sole prima del secondo start.

Al via cerco di forzare ma rimango troppo largo e quando chiudo verso il centro comincio a perdere “acqua” rispetto a chi mi precede. Il gap si allarga progressivamente sino alla prima boa (che col mare un po’ increspato vedo soltanto nell’ultimo tratto) per diventare incolmabile alla seconda (la boa di metà giro in realtà è coperta dalle barche ormeggiate, ma la direzione si riesce a tenere grazie ai riferimenti lungo la costa).

Non sono nemmeno a metà del primo giro e ho già perso il contatto visivo con chi mi precede. Grosso problema visto che non riesco a vedere la terza boa. Qualcuno finalmente mi supera ma ha il mio stesso problema di orientamento e allora l’andatura cala drasticamente perché perdiamo tutti tempo a capire dove dobbiamo andare.

E così, boa dopo boa, nuotiamo per il resto della gara: mio malgrado sono finito in un gruppetto dove – a partire dal sottoscritto – manca un leader di “direzione”.

Tra la prima e la seconda boa del secondo giro una medusa mi avvolge il braccio sinistro e rimango attonito dal dolore. Penso di ritirarmi, anche perché incrocio immediatamente altre minacciose meduse. Cerco di resistere, ma a questo punto mi metto in coda al gruppetto e penso solo ad arrivare, anche perché il male non accenna a diminuire. A un certo punto riconosco Luisa Forestali (che a sua volta ha assaggiato una medusa); il nostro gruppo continua a zigzagare allungando la gara, ma finalmente arriviamo al traguardo e termino decimo nella mia categoria. Un minuto e arriva Marco, poi è la volta di Stefano, Giulia ed Eugenia (che vince la sua categoria!).

Dopo il passaggio obbligato in farmacia ci aspetta un ricco buffet e le premiazioni per tutte le categorie.

Ma io sono già in auto, perché il mio compagno di viaggio ha un addio al celibato in una località della riviera romagnola e per partecipare alla gara non ha esitato a costruirsi questa piccola Odissea. Eppure anche lui era in fila con me, anche lui era incolonnato nella fila dei “più maturi”. E allora penso, mentre ascolto il programma della serata che lo attende, penso che la nostra età anagrafica ha sicuramente il suo peso, ma d’altra parte è il nostro spirito a colorare il nostro passaggio.

 
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