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Giovanni Bozzolo
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Io, Iron Master !
id antonio loglisci
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Avevo 27 anni quando mi sono iscritto a un corso di nuoto per adulti. Ne avevo 31 anni quando sono entrato a far parte di una squadra master. Oggi ne ho 35 e ho concluso il mio primo Iron Master.

Per chi, come me, usa la porta di servizio per entrare nel mondo del nuoto, un luogo di festa dove tutti i presenti sanno già ballare e si divertono alla grande, buttarsi nella mischia e dimostrare di essere del gruppo è proprio dura.

Quando entri in acqua e credi di doverti solo allenare, scopri che in quell’ora/ora-e-mezza succede il finimondo, fuori e dentro di te. Riscaldarsi. 500 a piacere. Ora l’esercizio: 2 volte i 5 x 100 e 2 da 200. Velocità 80%. Ed è già una gran fatica. Attento al braccio, piega il gomito, allungati. Oddio quante cose. Uno mi tocca i piedi. Ma che vuole da me?!? Mi sorpassa. Sto andando piano, allora accelero. Non ce la faccio più, il fisico mi abbandona. Il cuore mi scoppia e ho il fiatone. Il mio corpo è una chiavica: non fa quello che dico io e in più si stanca in fretta. Non migliorerò mai. Non sono nato per fare sport. Ma soprattutto chi me lo fa fare?

Quando entri in acqua sei convinto di poterci riuscire. Quando esci e non ce l’hai fatta, pensi che non migliorerai mai. A questo punto la tua mente ti offre due pillole: quella blu, mandi giù, dimentichi tutto e torni a essere quel che sei sempre stato; quella rossa, ingoi a fatica, senti tutta la stanchezza, ma piano piano, anche strisciando sui gomiti, come quando nel deserto ti manca l’acqua e non ce la fai più, cominci la lenta risalita. Ogni volta che esci da un allenamento, quasi fosse offerta dal serpente maligno, ti si presenta sempre la stessa scelta, fino a quando non prendi la decisione finale e ti inietti una dose massiccia di vaccino rosso. Da quel momento in avanti tutto quel che subisci diventa anche divertente, e finalmente capisci il significato della frase detta da Rocky a Ivan Drago: "Mia madre me le dava più forte !". Sì, perché in fondo, non fa così male.

Ma le sfide non finiscono qui, perché presto o tardi arrivano le gare. E ti scopri lento lento, una lumachina. Sei ultimo in classifica. Spesso, non sempre! Quando fai i 50 stile no, perché chissà come mai, riesci a dimenarti in fretta. Sarà il sistema nervoso. Però ti domandi: come cavolo fanno quelli lì a spupazzarsi ben otto vasche a delfino? Boh, avranno imparato da piccoli

Allenamento dopo allenamento, ti correggi, prendi coraggio. Gara dopo gara, migliori qualcosina, il che ti gratifica e ti da’ autostima. Un giorno prendi una decisione: voglio fare l’Iron Master. Per me quel giorno è stato circa nove mesi fa, nell’anno di passaggio alla categoria dei Master 35. Mi sono detto: è il mio 4° anno di master. Che faccio di nuovo quest’anno? Quale obiettivo mi pongo, al di là di quei tre tempi che vorrei migliorare? Ma sì, dai, proviamo l’Iron. Ce l’hanno fatta Tizio, Caio e pure Sempronio, perché non dovrei riuscirci io? I 200 delfino ?!? Va be’, gambata rana e via.

LE PROVE PIU’ IMPEGNATIVE
Le gare stile e rana non rappresentano un problema, le conosco e le ho già fatte tutte. I guai vengono con i 200 dorso, i 400 misti e tutto il delfino, in assoluto la bestia più complicata da domare. La riuscita del mio Iron Master dipende tutta da queste gare. Il delfino costituisce l’intonaco durissimo del mio muro di limiti e credenze negative, in apparenza indistruttibile. Ma la mia testa è più dura. Sarà che non l’ho mai capito fino in fondo e sarà pure la mia eccessiva rigidità fisica (facendo questo stile in passato mi sono procurato più d’una contrattura), fatto sta che temo il delfino perfino quando faccio nuoto libero. Ogni domenica libera la passo provando, perché nei tre allenamenti settimanali, così concitati e agitati, non riesco mai a fare i miei esperimenti. Guardo gli altri come fanno. Spio le belle gambe di una mia compagna di squadra, che nuota come una sirena. Poi ci provo io. Tutto inutile. Così la butto sulla tenuta, sul fiato e comincio a provare e riprovare. Tempi altissimi, fiato esaurito. Mi assilla un dubbio: uso le gambe rana o no? No, no, no. Lento, sciolto, lungo, ma le gambe devono essere a delfino! Così ci riesco. Faccio le gare nuotando tranquillo. Nei 200 delfino sono in prima batteria, penultimo di batteria, ultimo in classifica. Un successo! I 100 delfino e i 400 misti, fatti dopo i 200 delfo, mi sono quasi sembrati facili. E incredibilmente è migliorata anche la tecnica.

HO CAPITO PERCHÉ SI CHIAMA IRON MASTER
Per qualcuno può essere un gioco, per altri una semplice competizione e per altri ancora un modo come un altro per fare sport. Per molti, e sono certo di quel che dico, fare l’Iron Master è qualcosa di veramente importante per la propria persona. Per chi, come me, è entrato nel mondo del nuoto dalla porta di servizio, alla fine di questo bel viaggio ci arriva sentendosi cresciuto.

Gara dopo gara, ha tolto via parecchi mattoni. Tappa dopo tappa, ha buttato giù quel muro vecchio una vita fatto di paure e false credenze. Alla fine delle 18 gare, ti ritrovi sotto gli occhi un mondo nuovo, un mondo più grande, che a guardarlo bene ti fa sobbalzare il cuore, inevitabilmente diventato più forte. Sì perché il tuo cuore ora è più grande, è più resistente, è fatto di ferro e non teme più nulla: non l’ultimo posto in classifica; non le gare che non ha mai provato; ma nemmeno le brutte figure! Tutti questi piccoli sentimenti li lascia al cuore di chi preferisce starsene a guardare e a criticare, piuttosto che osare e provare a fare.

Io ho deciso di mettermi in gioco, mostrando a me stesso tutti i miei limiti, senza nasconderne o giustificarne neanche uno. Io ho deciso di vivere e di superarmi, aggrappandomi con tutta la mia forza a quel fortissimo appiglio che è la mia passione per questo splendido sport. Io ho deciso di mostrare a me stesso, ma anche agli altri, che i limiti sono fatti per essere superati.

E oggi, con una soddisfazione unica e intensa, posso dire sì, finalmente anch’io ho capito perché si chiama Iron Master, perché anch’io sono un Iron Master.

Antonio Loglisci

 
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