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Giovanni Bozzolo
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Giglio 2019
di raffaele gambigliani zoccoli
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“Comincia col Giglio…”
avevo consigliato ad Andrea – compagno di allenamento che dopo una vita a seguire la linea blu si era finalmente deciso a tentare una gara in acque libere
“... il mare è un olio, le boe sono posizionate accanto a riferimenti naturali - il faraglione, la torre medicea – insomma la gara perfetta per debuttare!”

E invece lo scenario che si presenta al nostro arrivo non è dei migliori: il vento è impetuoso, le onde superano il metro di altezza e la temperatura dell’acqua non è molto diversa da quella di Castiglione. La ciliegina la offre Mauro che ci mostra orgoglioso un recente trofeo: “ho fatto due bracciate e mi ha preso una medusa!” – e così Andrea comincia a preoccuparsi:
“Non mi avevi detto che era una gara facile?”

Ma la questione non è la difficoltà della gara, la questione è se farla o non farla – i giudici sembrano indecisi: subito appare impossibile, poi il mare si calma un poco - e allora forse si nuota - poi il vento ricomincia rabbioso e proprio non si può partire perché solo i più forti riuscirebbero ad arrivare al faraglione e la sicurezza non sarebbe garantita per tutti – malumori crescenti di chi ha fatto centinaia di chilometri per essere qui, tanto più che sarebbe la prima gara del Tirreno annullata sul campo da quanto ho cominciato il circuito – ma alla fine siamo in Toscana e giudici e organizzatori (bravi!) optano per un piano B:
“Tutti alle Cannelle, partenza dopo le 17…”

Le Cannelle è una spiaggia dall’altra parte dell’isola, riparata dal Maestrale, il problema però è
“…ci vediamo lì”.
arrivarci, perché l’autobus passa ogni ora e i taxi si sono dati alla macchia - Andrea allora si sacrifica e prende l’auto – se potessi allegare una foto di dove l’aveva parcheggiata si capirebbe il termine “sacrificare” – e riempiamo l’auto con un paio di ragazzi del Piombino.

Alle Cannelle il mare è più calmo, ma la Capitaneria ci permette di nuotare solo all’interno dell’area di balneazione - e così viene tracciato un rettangolo di 500 metri da ripetere 10 volte in senso orario.
“Vedi che è facile!” dico ad Andrea, “con una boa ogni 125 metri è impossibile sbagliare il percorso, è quasi come essere in piscina”.

Punzonatura veloce - non tutti però riescono ad esserci, chi aveva programmato la gara in giornata non riuscirebbe a prendere l’ultimo traghetto - con telo in omaggio e siamo pronti per partire.

Al fischio dei giudici siamo meno di cinquanta ma con tutte quelle boe il lavoro principale dei primi giri è scansare le botte e così rimango largo allungando il percorso. Al quarto passaggio finalmente mi assesto in ultima posizione di un gruppetto di cinque/sei master - comincio a nuotare tranquillo ma non c’è pace perché il mio battistrada con cuffia rossa perde il contatto e pur sorpassandolo non riesco a ricucire col gruppo - così mi faccio gli ultimi quattro giri da solo, mentre il freddo comincia ad assalirmi e la difficoltà più grande è quella di tenere il conto del pallottoliere.

All’arrivo Andrea è già asciutto (secondo in categoria) ma ci mette una buona mezz’ora a riprendersi dal gelo – insieme ad altri master si scalda accanto a un forno a legna nella zona del buffet e delle premiazioni.

La gara è stata davvero inusuale – almeno per me – però vorrei chiudere con un ulteriore plauso a giudici e organizzatori, che anche in condizioni difficili (molto difficili) sono riusciti a non farci perdere la nuotata – “le nuotate” considerando anche la gara di mezzofondo del giorno successivo - mantenendo il consueto standard di grande sicurezza per tutti. Bravi!

A presto.
Raffaele

 
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