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Giovanni Bozzolo
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Castiglione della Pescaia 2019
di raffaele gambigliani zoccoli
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Piove, piove, a maggio piove ogni giorno neanche fossimo in Scozia, le temperature si abbassano, rispuntano le trapunte e c’è un clima da caldarroste; nei monotoni allenamenti in piscina tra una serie e l’altra perdi il senso del tempo: sembra Natale e non hai ancora pensato ai regali ma in un attimo – ZAC – si riaccende la luce, è giugno, il sole riappare e soprattutto c’è la prima gara di fondo della stagione e tu sei in ritardo su tutto: la prenotazione dell’albergo, il costumone, gli occhialini specchiati, la vasellina in farmacia, tutto di corsa e finalmente sei in viaggio verso la Toscana, arrivi in spiaggia e ritrovi tutte quelle “belle facce” che ti piacciono tanto – impossibile citarle tutte - ad eccezione dell’eccezionale - mi si consenta la ripetizione - Salvatore che “esige” la citazione – e dopo la punzonatura veloce stai già studiando il percorso che a Castiglione – perché la prima gara di fondo nel centro-nord è quella del Nuoto Grosseto – è il solito rettangolo da compiere due volte in senso antiorario.

Il mare è calmo, l’acqua è contabilizzata a 21 gradi, io sono allenato e smagrito e al fischio di partenza nuoto come se non ci fosse un domani per tutto il primo lato lungo. La temperatura dell’acqua non mi crea problemi ma nel lato corto verso il largo il mare si ingrossa, non siamo più a favore di corrente e la mia nuotata è meno efficiente del gruppetto che sto seguendo - pian piano perdo tutti e all’inizio del lato lungo la distanza diventa incolmabile.

Pazienza mi dico, la gara è appena partita e mi aggregherò al primo gruppetto che mi raggiunge - intanto nuoto da solo ma da dietro non arriva nessuno, finisco il giro e sono ancora da solo – anzi non sono più solo perché d’improvviso è il freddo a farmi compagnia – ma non un po’ di freddo – sento TANTO freddo – un FREDDO pazzesco - non riesco a scaldarmi e continuo a nuotare in solitario, le boe sono facili da seguire ma il freddo allenta la lucidità, come mai non mi raggiunge nessuno? - vuoi vedere che sono l’ultimo della gara oppure siamo effettivamente in novembre, sto sognando di essere a Castiglione e sto gelando perché è caduta la trapunta, ma poi quando mancano ottocento metri e sto pensando al ritiro – perché bracciata dopo bracciata il freddo è sempre più avvolgente – un master solitario mi sorpassa.

“Finalmente” mi dico - non ho bisogno della scia perché le boe le vedo ma avere qualcuno nei paraggi mi è di grande conforto e grazie a lui tengo botta e finisco la gara – e quando arriviamo il master si volta, mi stringe la mano e dice:
“Mamma mia come scarrocciavi là in mezzo”!

“In effetti” annuisco ma mica lo so per davvero cosa vuol dire scarrocciare, magari mi ha pure offeso e allora per placare la curiosità cerco la definizione enciclopedica sul telefonino: andare a scarroccio, cioè deviare lateralmente dalla rotta per l’azione del vento, ovvero, con particolare riferimento all’azione combinata del vento e del moto ondoso concomitante, essere spinti sottovento rispetto alla propria rotta (Treccani cit.)

In un lapis arrivano Marco, Rossano, Jessica (terza in categoria), Andrea (terzo in categoria), Stefano e Patrizia mentre sulla spiaggia cerco lentamente di scaldarmi sotto il sole. Nonostante lo scarroccio e i pensieri di ritiro sono riuscito a finire a podio - è il mio “addetto stampa” a comunicarmelo - in verità non sapevo di avere un addetto stampa per di più di un'altra squadra, ma la lieta novella gli vale una birra (che ancora non gli ho pagato).

Seguono premiazioni e pasta party e al pomeriggio una gradita sorpresa: mentre gli altri della squadra sono impegnati nel miglio, Giuseppe invita me e Jessica su una delle barche riservate alla giuria (nel nostro caso Michela) e così per una volta posso guardarmi la gara dall’alto, vedere che le partenze sono molto più regolari di quello che sembra dal “vivo”, ammirare le bracciate di quelli che sanno veramente nuotare e – visto che ho imparato un nuovo termine – osservare con piacere che non sono l’unico che “scarroccia” da paura.

Come sempre un grazie ai giudici e agli organizzatori – per me questa è quasi una gara di “casa” – Giuseppe, Nazzareno e i tanti del Nuoto Grosseto che ci hanno regalato un altro magnifico week-end di sport!
A presto
Raffaele

 
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