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Giovanni Bozzolo
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Follonica 2018
Di raffaele gambigliani zoccoli
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A Follonica arrivo presto, talmente in anticipo che a parte qualche irriducibile del footing in giro non c’è anima viva. Il mare è un olio, l’acqua caldissima e tutto è talmente invitante che comincio a nuotare solitario verso il largo. Mentre inseguo i pescetti sul fondo o gioco a fare il morto sono talmente in estasi che non ci sarebbe nemmeno il bisogno di fare la gara.
Quando risalgo a riva, un’oretta più tardi, il Grosseto e il Piombino si stanno accampando sulla spiaggia.
“Non è mica giusto” ammonisco Giampaolo - “che tu abbia questo scenario quando ti alzi la mattina mentre io respiro l’aria delle ceramiche di Sassuolo”.
“Abbiamo nuotato anche ieri” rincara lui – “poco lontano da qui, tre chilometri in un’acqua stupenda”.

Eh sì, vuoi per il meraviglioso scenario della macchia mediterranea, vuoi per l’acqua che rimane limpida nonostante il fondo sabbioso, vuoi per l’ottima organizzazione – e gli impagabili giudici toscani - vuoi per l’abbondante buffet di fine gara, Follonica rimane una delle mie gare preferite e sono riuscito a nuotare in quasi tutte le edizioni - quest’inverno ho intercettato Marika mentre cestinava una maglietta scolorita e bucherellata del Conte-Merlini del 2009 e dopo una lunga discussione ho salvato il cimelio che in questo momento è protetto sottochiave a casa dei miei.

Ho divagato, siamo al camping adesso, al rito della punzonatura con gradita maglietta e poi in spiaggia, a studiare il percorso che non è cambiato rispetto agli anni passati: un rettangolo stretto da compiere due volte in senso orario, con il primo lato lungo nuotato verso sud e parallelo alla spiaggia. Rispetto ad altre gare ci viene risparmiata la boa a ridosso della partenza senza l’inutile intasamento iniziale.

Al fischio parto forte sul lato sinistro e quando dopo cinquecento metri non ne ho più perdo tutti quelli davanti. Il primo a superarmi è Alex seguito da una cuffia del Nuoto Piombino - Alex è alle prime esperienze nelle acque libere FIN eppure si farà tutta la gara a tirare, con buone traiettorie e senza scatti. Per quanto mi riguarda mi limito a seguire il mio compagno di squadra e ad amplificare l’estasi del mattino - nuoto senza stress per tutta la gara interrotto solo da due o tre master dell’altro sesso che cercano invano di “scalzarmi la scia”.

A cinquecento metri dal traguardo comincia la consueta agonia, le batterie sono scariche e da dietro cominciano a superarmi in massa. Non provo nemmeno a resistere almeno fino a quando non mi affianca l’inconfondibile cuffia fucsia di Leo del Prato.
“Ah no! Questa poi no!” mi dico, “Leo cinque punti non me li toglie!” e comincio a darci dentro come un forsennato. Gambe, braccia, ci pesto con barbarica convinzione e quando rialzo la testa sicuro di averlo seminato vedo il fucsia venti metri davanti a me – “sai non sono in forma quest’anno” – aggiungerà impietoso subito dopo - “nuoto poco, ho male al gomito destro, al braccio sinistro, non piego il ginocchio, il piede non allunga, la cuffia imbarca acqua, gli occhialini si appannano” etc etc...

Al traguardo Roberto, Alex (terzo in categoria, due gare e due podi, bravo)!, Marco (terzo in cat.) e Stefano sono già asciutti – e in un lapis arrivano Jessica, Rossano, Adrea, Francesco e Patrizia.

Seguono ampio buffet e premiazioni - al pomeriggio ci sarebbe anche la gara di mezzofondo ma io sono in acqua dall’alba e devo affrettarmi a partire perché se rimango troppo a Follonica alla fine rischio di non tornare più a casa!

Come sempre grazie agli organizzatori e ai giudici.

A presto
Raffaele

 
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