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Giovanni Bozzolo
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Laigueglia 2016
di raffaele gambigliani zoccoli
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Laigueglia è distante, le previsioni meteo non promettono nulla di buono e per di più non ho dieci chilometri nelle braccia ma la voglia di nuotare è ancora tanta e così decido di “affrontare” il nuovo percorso della Coppa Sachner. Il tracciato infatti è stato modificato rispetto alle edizioni precedenti; non è più la bellissima traversata di cinque chilometri da Alassio a Laigueglia ma un rettangolo di due chilometri da compiere cinque volte in senso orario.

Al mio arrivo il mare è tranquillo e contro le previsioni non piove, anzi il cielo regala qualche squarcio di sole. Punzonatura con gradita maglietta e cominciamo a prepararci per la partenza mentre il mare – di fronte a noi - comincia a incresparsi. Siamo cinquantatré al via e la temperatura dell’acqua è annunciata a venti gradi.
Al fischio dei giudici cerco di partire il più piano possibile – ricordo ancora le “crepe” delle ultime dieci chilometri a Caldonazzo – e dopo un tratto da solo mi accodo a un gruppetto di master dall’andatura tranquilla. Rimango dietro lungo il primo lato di ritorno – a favore di corrente – e passo a tirare – con andatura zen - nel lato a sfavore.
Al secondo giro comincio ad avere freddo, chiedo il cambio ma non condividendo le traiettorie di chi è passato davanti ripasso a guidare il gruppetto. Questa volta il lato a sfavore di corrente è terribile – probabilmente il mare si sta alzando – e contino ad avere freddo, sempre più freddo. Prima del lato a favore di corrente del terzo giro mi fermo a bere l’integratore che ci avevano dato alla Byron.

Boom! - e il freddo scompare ma non la fatica perché nel frattempo sono rimasto solo e nonostante le boe di direzione (bravi!) si fa fatica a vedere il percorso. Dieci chilometri così non li faccio – penso - finisco il terzo giro e mi ritiro prima di rischiare.

Intanto i primi mi doppiano ma finalmente mi supera anche qualcuno del gruppo iniziale. Chissà – continuo a pensare (perché la testa in queste gare è importante quanto le braccia) - magari rimanendo in scia posso anche tentare di finirla, ma quando comincia il lato a sfavore di corrente – sempre più terrificante con onde che ti spingono all’indietro - i miei due battistrada sbagliano l’angolazione e visto che il mare è sempre più grosso decido che è davvero il momento di chiudere la partita.

Mi avvio verso il traguardo e subito arrivano le barche a fischiare. Mi ritiro – rispondo - e sto bene. Anche dalla spiaggia arrivano subito gli organizzatori a sincerarsi delle mie condizioni.

Mi asciugo, mi scaldo e dal muretto sopra la spiaggia assisto all’impresa dei primi classificati. L’arrivo è sintomatico della difficoltà della gara, non ci sono le solite sbordellate e sbagliano tutti l’imbuto - nessuno escluso - sia quello esterno delle boe gialle sia quello interno tra i due traguardi. Gli arbitri fischiano fischiano e fortunatamente graziano tutti mentre i nuotatori arrancano, scavalcano le boe, camminano e persino (!) si parlano quando ancora non sono arrivati.

Con Marika siamo via da due giorni, il morale è basso per il ritiro e quindi non aspettiamo uno dei momenti più belli della Coppa Sachner, il rinfresco che normalmente regala birra e lasagne. Se posso dire la mia agli organizzatori – comunque bravi come sempre - penso che queste gare in acque tradizionalmente agitate dovrebbero partire alle otto, quando il mare è tranquillo – forse sarei riuscito a finirla…. – e infine mi auguro che la gara torni al suo percorso originale.

Per quest’anno è davvero tutto, chiudere con un ritiro mi manterrà vigile e “arrabbiato” per tutto l’inverno, grazie come sempre a Giovanni (che prima o poi conoscerò anche di persona….) per avere ospitato il mio diario.

Ciao
Raffaele

 
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