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Giovanni Bozzolo
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Il mistero di Torvajanica
di giulio votano
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Qualcuno, nel confrontare la locandina della gara di fondo da 5 km di Torvajanica con la tabella dei risultati, e in particolare con i tempi impiegati, non ha potuto fare a meno di porsi qualche interrogativo. E, non trovando una risposta logicamente conseguente, si è rivolto a qualcuno dei partecipanti...

Non è detto che possa trarsi una qualche ragionevole spiegazione ai risultati degli agonisti della nazionale di fondo, che avrebbero impiegato un'ora e venti per coprire la distanza dichiarata di cinque chilometri.

Certo, si fosse trattato di qualche master notoriamente poco incline alla disciplina nel mangiare e nel bere (e, forse, anche in altre funzioni...), si sarebbe potuta sospettare un'alterazione del risultato a opera della chimica, benché forse più organica che inorganica... Ed è anche vero che a pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca.

Nondimeno, la regola, per poter essere validità, deve sostenere anche la prova dell'esistenza di un'eccezione: e, in questo caso, il risultato abnorme riguarda non la leva quasi giurassica degli M45, ma un nutrito gruppo di fondisti agonisti.

Quale può essere la chiave per la soluzione del mistero? La maledizione di qualche dirigente di società antagonista? Il trigono di qualche pianeta che ha prodotto congiunzioni astrali negative, al punto da indurre alcuni pavidi al ritiro?

Tornando all'applicazione di criteri di valutazione più generali, quasi da giornalismo anglosassone, il cronista partecipante rileva, tra le condizioni obiettive, in primo luogo una temperatura dell'acqua prossima ai venti gradi, con un simpatico effetto «doccia scozzese» prodotto da correnti temperate, accentuato dalla centrifuga prodotta dalle prodezze del pilota di un natante della giuria.

Altra condizione ambientale avversa, il moto ondoso, apparentemente lieve e quasi irrilevante se visto da terra, ma piuttosto significativo in mare, tanto da rendere a volte difficoltosa la percezione visiva delle boe di virata e, soprattutto, dei gavitelli fosforescenti di segnalazione dell'imbuto dell'arrivo. Assai mobili, questi ultimi, anche a causa della risacca (secondo fonti locali).

Andrebbe inoltre considerato un effetto lievitante sulla distanza complessiva della gara, conseguenza di un movimento delle boe di virata, che avrebbe prodotto un «lieve incremento» del percorso.

Al profano resta il dubbio... un percorso in forma di trapezio rettangolo, in sé, può non costituire una scelta censurabile, quando le boe di virata siano visibili e ben posizionate; per altro verso, però, un percorso da ripetere ben cinque volte è una sfida alla tecnologia GPS quanto alla oggettività della distanza al di là non di ogni ragionevole dubbio, ma di ogni accettabile tolleranza di errore...

Infatti se un percorso di base di un chilometro viene addizionato, poniamo, di un venti per cento per errori e, poniamo sempre, di un altro quindici per cento ad opera della risacca, la distanza diventa di milletrecentocinquanta metri. Che moltiplicato per cinque fa, approssimativamente, sette chilometri... e che quadrerebbe con la percezione soggettiva di una distanza tendente all'infinito.

Quel tanto che basta al cronista per mandare all'indirizzo del malcapitato vigile della boa di virata, attivamente impegnato nella annotazione dei passaggi dei superstiti, e incappato ahimè in un misunderstanding sulla somma dei giri percorsi, un gentile invito a ripetere la verifica.

Invito fatto forse in idioma incomprensibile ma di significato indubbio e sicuramente percepito in audio fino alle grandi isole, i cui abitanti - oltre ai lettori di questo sito - ancora si domandano quale sia il mistero di Torvajanica e quale investigatore privato sia mai in grado di scioglierne la trama...

giulio votano

 
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